IL KIAI
Ki-ai (気合, 気合い) significa unire la mente e le energie psichiche del corpo. La traduzione dà ampiamente il pieno significato. Non è solo un urlo gutturale, ma bensì un'energia che proviene dal profondo del nostro essere, dal basso addome, dall’HARA (ventre per ì giapponesi il centro della vita). E’ l'esplosione della massima concentrazione abbinata alla coordinazione del corpo con la tecnica. Dobbiamo ricercare il KI quell'energia assopita dentro di noi che non viene solamente sviluppata per eseguire delle tecniche dirompenti, ma che per altri motivi, che andremo a scoprire in seguito. Sicuramente il nostro corpo pone dei limiti che la psiche non ha, ed è per questo motivo che la ricerca deve essere interiore, poiché col tempo, la forza interiore, la parte illusoria del nostro essere, perderà le caratteristiche che la forza esige, ma potrà acquisire qualcosa di molto più importante che è il KI, che ci permetterà di non contrastare le forze esteriori, ma di sfruttarle a nostro vantaggio.
Il KI viene normalmente rappresentato attraverso esercizi di forza fisica, tipo rotture, resistenza al dolore ecc. ma questa è la parte spettacolare del KI: vi è una forza interiore che permette di trasmettere quest’energia ovunque si vuole. In particolare l'energia deve servire per la nostra evoluzione interiore, non può e non deve essere utilizzata solo ed esclusivamente per mettersi in mostra e per gonfiare il nostro ego. Il KI diventa anche curativo, energia trasformatrice del negativo e positivo, non solo delle nostre abitudini caratteriali, ma anche nei confronti di chi ci circonda o di chi segue il nostro cammino. Fisiologicamente il KIAI è prodotto dalla contrazione violenta dai muscoli addominali e ventrali e l'abbassamento del diaframma, con l’espulsione altrettanto violenta di aria dal corpo.
NA NA KOROBI YAOKI -— sette volte morire otto volte attaccare. Questo motto giapponese spiega il particolare spirito che ci vuole nella pratica delle arti marziali, afferma la necessità di trascendere l’aspetto materiale, il nostro corpo, nel tentativo di affermare la supremazia del lato psichico: il KI la forma mentale che ò in noi. Significa annullamento totale delle preoccupazioni del nostro corpo. scomparsa dell’ego.
scomparsa della paura della morte. In questo stadio le tecniche escono inconsciamente e il nostro corpo è annullato. tutt'uno con il KIAI, il KIAI stesso. Il KIAI è la quintessenza dell'energia latente che è in ognuno di noi. Lo spirito si attiva în vista di intraprendere un'azione, di esternare, di esternare un sentimento, ecc. e viene sospinto da un’energica determinazione che non è altro che il KIAI stesso. Si tratta dì un vero e propria stato mentale che precede un'azione e la determina. Traducendo dal giapponese la parola KIAI, troviamo che il vocabolo “KI" significa intenzione o spirito ed il vocabolo “AI” significa unione o incontro.
Così, una prima traduzione ci spiega il senso del KIAI come unione d'intento, per cui, per suo mezzo ci sarà possibile prendere il vantaggio su un avversario. KIAI significa, inoltre, essere in uno stato di spirito che non lascia alcuna possibilità all'attacco dell'avversario. Possiamo, quindi, nel KIAI, trovare uno stato positivo ed uno negativo. Essere in pieno KIAI ci permetterà di disporre, nel momento che noi sceglieremo, del massimo potenziale della nostra energia latente, sia fisica che mentale. Sorge la necessità di conoscere e soprattutto saper controllare il KIAI. Questa capacità è stata ricercata sin dai tempi remoti. Le origini del KIAI si perdono, infatti, nel cuore stesso delle tradizioni esotiche delle più grandi civilizzazioni; il KIAI è una sorta di “VERBO”, è la forza che tiene l'energia iniziale all’atto creativo. Non si potrà mai stabilire che si tratti dell’ “AMEN” o dell’ “AUM”. Il praticante di Arti Marziali che si accinge all’avvincente studio del combattimento, può spesso andare oltre il semplice scopo della difesa personale e trovarsi quindi in presenza di una grande iniziazione che può attuarsi praticamente. Il KIAI è anche utilizzato in certi casi di KWATSU (pronto soccorso), come nella rianimazione per avvenuta sincope. Grande importanza nel KIAI assume la respirazione.
La respirazione è l'effetto della vibrazione del “KI”, controllando l’effetto si può controllare la causa. Nel Karate, come nelle altre arti marziali, il controllo del respiro è fondamentale, essenziale, basilare. Il KI è quella forza che organizzandosi e manifestandosi creò l'Universo, il “Verbo Dio” per î Cristiani, il “Prana” per gli Induisti, il KI appunto nel Buddismo Zen e nelle Arti Marziali.
Il KIAI può essere effettuato su due tonalità: alta e bassa; deve sempre avere l'intenzione di sprigionare una completa libertà interiore. All'inizio si deve concentrare tutta l'energia fisica e mentale, mantenendola in una zona situata a 3 cm circa sotto l'ombelico, che viene considerato sede della vita (Stato — tsuji). Ciò si ottiene attraverso l'esercizio primario della respirazione addominale, oltre che mediante la pratica della meditazione e l’uso di posizioni sedute o in piedi nelle quali tutto il corpo dovrà essere in perfetto equilibrio. Abbandonando il baricentro mediante la contrazione dei muscoli addominali il KIAI sarà regolato da questa concentrazione viscerale che deve esprimersi e svilupparsi tutto in un solo istante, principio e fine a cui tende il Karate.
Si entra così in armonia con la sorgente originale di tutte le forze e di tutte le conoscenze, ignorando ciò che ci circonda, liberato lo spirito, il KIAI è l'Energia fondamentale dell'Universo. Per potenziare il KIAI è necessario praticare un esercizio graduale per dominare la propria voce e sfruttare al massimo delle tonalità con una ginnastica addominale atta a sviluppare la motilità diaframmatica. Colui che attraverso la pratica e la costanza studierà e raggiungerà l’unione con il KI, potrà controlla re qualsiasi avversario senza il combattimento, addirittura in maniera naturale-automatica. Essendo l'avversario composto della stessa energia (KI) sarà come paralizzato, incapace di agire, bloccato dallo sprigionarsi della nostra onda di energia rendendo inutile il combattimento stesso, poiché questo termina ancor prima di iniziare.
Il KIAI, dunque, è utilizzato nel Karate nei seguenti casi:
- al momento di attaccare un avversario, nell'intento di disperdere la sua coesione mentale
- Per dare ad un nostro attacco una grande intensità, con l’eccezionale concentrazione di tutte le nostre energie
- Come mezzo di cultura, per la conoscenza di se stesso, e perché la pratica del KIAI migliora la salute, avendo come effetto una stimolazione di tutto l'organismo
- Per fermare o diminuire l'attacco nascente dell'avversario
- Nei casi di Kwatsu, come azione unica e coadiuvante di altre tecniche di rianimazione
A proposito di questa ultima possibilità, si dice che alcuni praticanti del KIAI possono, con il loro “grido”, provocare sincope temporanea. Il KIAI non è certamente quel grido che molti eseguono così facilmente.